Ragionamenti sulla nascita dell’ascensore

L’esigenza di sollevare carichi è insita dell’ingegno umano. Praticamente da sempre l’uomo ha avuto la necessità di sollevare materiali, pensiamo ai vari templi e piramidi dove sarebbe stato impossibile spostare certi pesi senza l’aiuto di “macchine”. Ma anche nella vita di tutti i giorni venivano utilizzate “macchine semplici” che poi sono state concettualizzate da Archimede (287-212a.C.) al quale si attribuisce la frase “dammi un punto d’appoggio, e muoverò la Terra” 1; per esempio le carrucole per sollevare l’acqua dai pozzi o le leve contrappesate (shaduf) per spostare l’acqua dal Nilo ai vari canali.

Nel 5a.c. l’architetto romano Vitruvio scrive anche un trattato “De architectura”2 nel quale descrive minuziosamente il principio di funzionamento delle varie macchine semplici o composte dandogli i nomi che conosciamo oggi: pulegge, carrucole, paranchi, argani, verricelli ecc..

Ovviamente, a parte qualche amante degli extraterrestri, l’attrezzatura utilizzata era creata usando le tecnologie a disposizione nella rispettiva epoca. Ai tempi dell’Impero romano sono stati costruiti palazzi, strade, anfiteatri (il Colosseo 3 aveva circa 80 montacarichi per fare salire belve, gladiatori, scenografie ecc.), ponti tuttora in piedi utilizzando macchine fatte in legno e ferro dolce e funi in canapa. L’energia primaria per muovere queste macchine era sempre ceduta dall’uomo o dagli animali (vedi per esempio l’asinello che muovendosi dentro una ruota azionava il montacarichi ancora presente nell’abbazia di Mont St. Michel sul litorale francese).

Il primo passo da gigante che porta all’uso di energie primarie differenti da quella ceduta dall’uomo o dagli animali l’abbiamo grazie all’inventore francese Denis Papin che struttura l’idea di usare l’acqua trasformata in vapore per fare muovere un pistone, già usata in passato da vari inventori, tra i quali Leonardo da Vinci con il suo cannone a vapore che lui stesso dice di avere preso come spunto da Archimede4.

Come dice un proverbio latino “Mater artium necessitas” ossia La necessità aguzza l’ingegno, e quindi il capitano Thomas Savery, un ingegnere minerario, insieme al suo socio Thomas Newcomen, perfeziona una pompa a vaporeper sollevare l’acqua dalle miniere inglesi soggette a inondazioni5 .

Il carbone, bruciando, cede l’energia necessaria all’acqua per diventare vapore. Siamo agli albori della prima rivoluzione industriale che può avere il suo slancio anche grazie ad invenzioni non meno fondamentali come quella di produrre l’acciaio con il metodo dell’acciaio di crogiolo. Senza tale invenzione non si avrebbe avuto a disposizione il materiale adatto per fare fronte alle nuove potenze messe in gioco dalla macchina a vapore che ufficialmente fa la sua comparsa nel 1764 per mano di James Watt6 che a più riprese migliora la macchina iniziale di Thomas Newcomen.

Da questo momento si innesca una escalation, una rivoluzione. Ogni generazione di macchine a vapore permette di migliorare la tecnologia che permette allo stesso tempo di estrarre più in profondità e più velocemente il carbone che a sua volta serve per fare muovere le macchine a vapore che a loro volta azionano una serie di pulegge che attraverso cinghie di cuoio permettono di trasportare l’energia per automatizzare le fabbriche. La macchina a vapore permette di diventare indipendenti dai corsi d’acqua per recuperare l’energia necessaria per azionare i vari automatismi; il mulino ad acqua inizia ad avere molta meno importanza, la macchina a vapore può essere più potente e cedere energia in modo costante. Il carbone va però trasportato e questo è un costo che induce i vari imprenditori a costruire le nuove fabbriche nei posti logisticamente più favorevoli. Nascono così i primi grandi centri industriali attorno alle città che hanno un porto fluviale e/o marittimo. I due grandi esempi sono Londra e New York.

Ritorniamo al proverbio “La necessità aguzza l’ingegno” per far fronte alla grande richiesta di carbone le miniere devono produrre sempre di più e devono quindi per forza estendersi anche in profondità. Il materiale va però portato in superficie ed i minatori vanno portati anche in profondità. Questa esigenza ha dato la spinta maggiore all’evoluzione della tecnologia legata al trasporto verticale di cose e di persone. Abbiamo l’ascensore che deve arrivare a diverse centinaia di metri e diversi problemi di sicurezza da affrontare. Uno dei problemi maggiori era quello che le funi in canapa si logoravano in fretta spezzandosi, anche le catene si spezzavano senza preavviso. Fu così che nel 1827 Wilhelm August Julius Albert7 inventa le funi metalliche, con trefoli e fili avvolti nello stesso senso, funi che saranno utilizzate anche negli ascensori solo a partire dai primi del 1900.

Altra invenzione fondamentale per la sicurezza dei minatori è stata quella dei dispositivi di sicurezza che in Italia chiamiamo paracadute (grazie alla Stigler) del quale si ha riscontro di un brevetto francese del 1847.8

Torniamo alle grandi città industriali: la necessità di concentrare le fabbriche vicino ai porti crea subito il problema della saturazione degli spazi orizzontali. I lotti di terreno vicino ai porti, a differenza di oggi valgono oro e vanno fatti fruttare al massimo. La concentrazione di grandi fabbriche crea di conseguenza degli esodi di persone dalle campagne verso le città e queste persone da qualche parte devono dormire, devono mangiare, devono svagarsi e poter acquistare i beni di primaria necessità.

Siamo negli anni intorno al 1850 e sviluppare le città costiere in verticale diventa indispensabile ed una grande opportunità di guadagno. L’installazione degli ascensori per trasportare in verticale anche le persone diventa essenziale nei nuovi palazzi che devono avere diversi piani. L’ascensore inizia quindi ad essere utilizzato anche negli edifici civili per il trasporto verticale delle persone. Il primo utilizzo ufficiale di un ascensore ritenuto sicuro per il trasporto di persone si ha a New York con gli ascensori con cabina chiusa con vite senza fine a cremagliera azionati da un motore a vapore9 installati nel 1857 da Tuft Otis nel Grand hotel Fifth Avenue rimasti in funzione fino al 1870 ed il primo ascensore installato da Elisha Otis nel grande magazzino di 5 piani  Haughwout and Compay costituito da una piattaforma senza pareti con tamburo azionato mediante cinghie da un motore a vapore10 . Questo ascensore, per la mancanza delle pareti della cabina non fu apprezzato dai clienti e venne sostituito dopo tre anni.

Ad Elisha Otis si deve riconoscere, mediante una esibizione plateale con grande risalto mediatico per l’epoca, l’abilità di avere fatto vedere al pubblico in occasione dell’esposizione universale di new York del 1854 che l’ascensore è un mezzo sicuro11.

La tecnologia dell’epoca incentrata attorno ai motori a vapore permette di realizzare ascensori di due tipi: gli ascensori idraulici che utilizzano la pressione dell’acquedotto e di cisterne poste sui tetti degli edifici per muovere dei pistoni e gli ascensori a tamburo azionati da una macchina a vapore.

Nel 1857 l’elettricità è già stata scoperta ma non ancora messa in pratica; nel 1819 Hans Christian Ørsted, un fisico e chimico danese, per primo scopre che un filo percorso da una corrente elettrica genera un campo magnetico12, nel 1821 Faraday scopre i fondamenti della rotazione elettromagnetica. I suoi studi vengono portati avanti da André-Marie Ampère che enunciò le leggi dell’elettromagnetismo, nell’opera pubblicata nel 182613 seguito a ruota da Georg Simon Ohm che enuncia la legge di Ohm sulla resistenza elettrica14 .

Negli anni attorno al 1830 Faraday mette a punto il primo generatore elettromagnetico di corrente elettrica (dinamo e alternatore)15.

Joseph Henry perfeziona un elettromagnete di particolare potenza permettendo in tal modo la trasmissione dell’energia elettrica a grande distanza16.

Nel 1860 l’italiano Antonio Pacinotti costruisce la prima dinamo basata sui principi di Faraday17.

Solo nel 1880 L’inventore tedesco Werner von Siemens, con la sua ditta tedesca Siemens & Halske, realizza il primo ascensore elettrico per l’esposizione industriale di Mannheim. Ma per l’installazione dei primi ascensori con motore elettrico che azionano un tamburo o una vite senza fine occorre attendere il 188418 .

I primi ascensori erano quindi di tipo meccanico senza utilizzo dell’elettricità ed i comandi venivano dati da una persona: il lift man.

I primi ascensori idraulici avevano il vantaggio rispetto agli ascensori a tamburo di poter essere dotati di diverse pulegge di taglia e quindi di poter essere utilizzati in palazzi alti dove con il sistema a fune avvolta su tamburo non si poteva arrivare.

Per contro l’acqua è un forte ossidante ed i materiali utilizzati non erano immuni dall’ossidazione quindi questi ascensori avevano bisogno di molta manutenzione.

Tornando al proverbio “la necessità aguzza l’ingegno” sempre dagli ingegneri minerari arriva l’ultima invenzione che ci consegna l’ascensore con puleggia a frizione come lo conosciamo oggi.

Infatti, Nel 1877 Friedrich Koepe trasforma una macchina a tamburo in un paranco a frizione per un pozzo profondo 234 metri (cioè l’equivalente di un edificio di ottanta piani). Invece di usare un tamburo su cui il cavo era avvolto e fissato, Koepe posa il cavo su una puleggia che contemporaneamente funge da ruota motrice. Il cavo corre lungo una scanalatura a coda di rondine ed è spinto esclusivamente dall’attrito. Come in ogni epoca a volte chi comanda non conosce i propri tesori e Koepe dovette brevettarsi da solo la puleggia a frizione perché i suoi superiori non credettero in questa innovazione che di fatto ha rivoluzionato il settore degli ascensori18.

Alla fine del 1800 ci si ritrova in una serie di eventi e innovazioni che di fatto decretano la morte dell’ascensore idraulico; infatti abbiamo la prima distribuzione elettrica di corrente alternata nelle grandi città che in America comporta per diverse strutture passare da motori a corrente continua in corrente alternata quindi primo motivo per cambiare anche gli ascensori, In alcune grandi città si sviluppano incendi catrastrofici che distruggono anche tutto il parco ascensori, la tecnologia degli ascensori idraulici è soggetta a forte corrosione e necessita di molta manutenzione, gli ascensori ad azionamento con motore elettrico con argano e puleggia di trazione con funi metalliche diventano il nuovo standard che si conserva praticamente fino ai giorni nostri.

In questo periodo anche l’Italia contribuisce allo sviluppo della tecnologia ascensoristica; ricordiamo che nel 1859 August Stigler fonda a Milano l’azienda Officine meccaniche Stigler una ditta per la costruzione di macchinari elettrici e idraulici, quali pompe, ascensori e montacarichi. Il primo ascensore adibito al trasporto di persone in Italia dalla ditta fu installato a Roma nel 1870 nell’albergo Costanzi.

Nel 1894 August Stigler costruisce una delle principali attrazioni delle “Esposizioni Riunite” di Milano: una torre alta 40 metri su cui era possibile salire per ammirare il panorama mediante un ascensore idraulico della portata di 10 persone Nel 1898, l’azienda, passata al figlio Augusto II Stigler, anch’esso ingegnere laureatosi al Politecnico di Milano, sviluppa il primo ascensore elettrico della casa a cui seguì la produzione di massa: nel 1910 erano in funzione circa 10000 ascensori Stigler, mentre vent’anni dopo ne erano attivi 3500019.

La ditta passò quindi a Sergio Stigler il nipote di Augusto Stigler, fino a quando nel 1947 la ditta fu acquistata dalla OTIS. All’epoca la ditta aveva installato circa 45000 ascensori in tutto il mondo: da Rio de Janeiro a Seul, da Buenos Aires a Tokio, fino a Bombay e Il Cairo.

Sergio Stigler continuò a costruire ascensori e nel 1962 divenne uno dei soci della nuova GEBAUER ITALIANA SPA (diventata poi COAM nel 1981) assieme all’ing. Alex Kurt Gebauer già fondatore nel 1981 della AK GEBAUER di Zurigo e inventore del motore per centraline idrauliche ad immersione oltre che di diversi tipi di valvole e pistoni.

Quando vedrete in futuro la targhetta della Stigler su qualche ascensore superstite magari con cabina in legno tamburato laccato e vetri acidati ricordatevi che quello non è un vecchio ascensore, magari da fare cambiare, lì dentro c’è tanta storia Italiana della quale andare fieri; per chi poi è di Milano da generazioni è facile che abbia avuto qualche bisnonno/a dipendete della Stigler che oltre ad ascensori realizzava anche funicolari, carrelli e furgoncini elettrici, filobus ecc 20

1 – Ubi consistam https://www.treccani.it/vocabolario/ubi-consistam

2 – https://www.google.it/books/edition/I_Dieci_libri_dell_Architettura

3 – https://parcocolosseo.it/opere/montacarichi-e-piattaforme

4 – Nouvelle maniere pour lever l’eau par la force du feu; testo consultabile anche su https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k72612j/f44.item#

5- History of the steam engine, from the second century before the Chrisian era to the time of the great Exhibition;… Robert Wallace 1852 https://books.google.it/books?id=9zYDAAAAQAAJ&pg=PA5&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=4#v=onepage&q&f=false

6 – https://books.google.it/books/about/THE_LIFE_OF_JAMES_WATT.html?id=0NSFx3lV-vAC&redir_esc=y

7 – Atti e rassegna tecnica della società ingegneri e architetti in torino – nuova serie- A. 15 – n. 10 – ottobre 1961 articolo dell’ing Italo Bertolini https://digit.biblio.polito.it/2572/1/10_ottobre.pdf#page=1&pagemode=bookmarks

8 – Elevator museum https://theelevatormuseum.org/timeline.php.

9 – https://patents.google.com/patent/US25061A/en?oq=US25061A

10 – https://patents.google.com/patent/US31128A/en?oq=us31128

11 – Elevator museum https://theelevatormuseum.org/timeline.php

12 Volta and the History of Electricity, Pavia / Milano, Università degli Studi di Pavia / Editore Ulrico Hoepli, 2003, pp. 245-265.  Disponibile a questo link

13 Description d’un appareil électro-dynamique, Bachelier, Paris, 1826.  http://ampere.dev.huma-num.fr/static/publications-PDF/1826-P144.pdf

14 – Die galvanische Kette mathematisch bearbeitet   https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k33646/f3.item)

15 Experimental Researches in Electricity  https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k948856.image

16 – scientific writings of Joseph Henry 1880 https://books.google.it/books?

17 – descrizione-di-una-macchinetta-elettro-magnetica 1912 https://openmlol.it/media/antonio-pacinotti/descrizione-di-una-macchinetta-elettro-magnetica/264815

18 – “A Cultural History of Vertical Transport” by Jeannot Simmen and Joseph Imorde Ernst & Sohn, 1994.

19 – Archivio storico Fondazione Fiera di Milano https://archives.rinascente.it/it/funds/fondazione_fiera_milano_archivio_storico?item=2476&pdf_viewer=true

20 – Archivi tessili Biella https://www.archivitessili.biella.it/oggetti/22227-scheda-pubblicitaria-dei-carrelli-stigler-a-trazione-elettrica/http://milanoneisecoli.blogspot.com/2015/01/la-prima-filovia-di-milano.html