L'ascensore paternoster

L’invenzione dell’ascensore paternoster viene attribuita a Peter Ellis il quale, nel 1868, installò i primi ascensori che potrebbero essere descritti come ascensori paternoster a Oriel Chambers a Liverpool. Nel 1877, l’ingegnere britannico Peter Hart ottenne un brevetto sul primo paternoster.

Risultato immagini per Peter Hart patent paternoster

Nel 1884, la società di ingegneria della J&E Hall di Dartford, nel Kent, installò il suo primo “ascensore ciclico”, usando il brevetto di Hart, in un palazzo di uffici a Londra.

I Paternoster furono popolari durante la prima metà del 20º secolo perché potevano trasportare più passeggeri dei normali ascensori. Nell’europa continentale erano comunemente usati negli uffici pubblici. Sono elevatori relativamente lenti, che in genere viaggiano a circa 0,3m/s.

In Italia un Paternoster sopravissuto si trova all’interno del palazzo del Ministero dell’Aviazione. La progettazione di questo paternoster è stata affidata alla Falconi che si era specializzata anche in questo tipo di ascensori.

Il principio di funzionamento si basa su un doppio anello in movimento continuo a velocità costante al quale sono vincolati a intervalli regolari delle cabine.

Guidate da apposite rotaie e separate le une dalle altre, le cabine vengono mosse da un sistema di catene fra i punti di inversione marcia superiore e quello inferiore. In corrispondenza di essi una coppia di pulegge permette la traslazione delle cabine (senza alcuna rotazione) dalla colonna di discesa a quella di risalita e viceversa. Ciò permette ai passeggeri di impegnare le cabine stesse per tutto il ciclo di discesa e risalita: essi rimangono “incolumi” nella cabina anche in caso di superamento dei piani estremi.

Per via della relativa economicità di esercizio e il funzionamento completamente automatico, quindi senza necessità di sistemi di manovra complessi o personale addetto,
i paternoster hanno conosciuto un certo sviluppo fra gli anni trenta e sessanta soprattutto in grandi edifici pubblici e aziendali per la relativa economicità di esercizio e il funzionamento completamente automatico, quindi senza necessità di sistemi di manovra complessi o personale addetto.

Il pregio di permettere spostamenti veloci tra un piano e l’altro è controbilanciato da una serie di difetti che ne hanno reso poi obsoleto e fuorilegge il suo utilizzo.
Per usare i paternoster era necessaria una certa aligità e confidenza e ciò precludeva l’utilizzo alle persone con handicap motori. Il sistema poi, per via del movimento continuo non era abbastanza sicuro e negli anni si sono verificati vari incidenti, anche mortali, nonostante alcuni dispositivi di sicurezza fra cui i pulsanti di arresto di emergenza o portelli mobili atti a impedire l’accesso quando la cabina non si trovi vicina al piano. In caso di incendio poi, non essendo dotato di porte ai piani, il vano di corsa può diventare un ottimo “camino” per i fumi e i gas sviluppati dalle fiamme, oltre che favorirne la propagazione.

Oggi non vengono più installati (in alcuni paesi, tra cui l’Italia, sono addirittura vietati), superati dalla tecnologia degli ascensori classici e per motivi di sicurezza[. Esistono però ancora numerosi impianti in esercizio in Europa (in particolare, in Germania) e negli Stati Uniti.

Il termine “paternoster” deriva dal rosario che consiste appunto in una catenella chiusa ad anello che si scorre fra le dita; non è escluso un risvolto ironico, dovuto all’estrema lentezza di funzionamento ed alle difficoltà di accesso se preso per la prima volta.